Quella di oggi non è una vera e propria ricetta ma un piatto tipico della mia terra e della mia città di origine, Marsala. Quando sono a casa dei miei genitori durante le mie vacanze estive programmo per tempo le mie giornate, perchè le cose da fare, i luoghi da rivedere, i gusti da assaporare sono tanti e vanno concentrati in pochi giorni. L'appuntamento con la "zabbinata" e la degustazione della "zabbina" è uno degli appuntamenti fissi ogni volta che sono a Marsala. Poter gustare la zabbina subito calda appena pronta, è davvero un'emozione, nella mia mente ricordi d'infanzia e piaceri di gusto si intrecciano, è un momento che potrei definire quasi magico...
Ma cos'è la zabbina direte? Ve lo spiego subito!
La zabbina altro non è che ricotta non ancora rassodata, assieme al suo siero di produzione. Consumare la zabbina è un vero e proprio rito in quanto andrebbe assaporata ancora calda direttamente nel luogo di produzione spesso accompagnata da pezzi di pane inzuppati, un pane tassativamente di "vastedda", classico pane fatto in casa. La zabbina una volta si produceva direttamente nella “mannara” (ovile), adesso si produce nei caseifici con attrezzature moderne, ma la bontà rimane la stessa.
Il termine zabbina deriva dal nome arabo del formaggio sia nella forma dialettale giaban che dall’arabo classico jubn. L’attrezzatura storica per fare la zabbina prevedeva oltre alla classica "quarara"(classica pentola di rame dove si cuoceva la pasta) anche "lu zubbu", ovvero un bastone di legno con una base circolare che veniva utilizzato per girare il siero e il latte, che ci riconduce sempre al termine zabbina. Essendo la ricotta prodotta con il siero e non direttamente dal latte, non è definibile un formaggio, quindi, la sua composizione è diversa da quella dei formaggi freschi tradizionali. La parte di zabbina rimasta, posta nella "vascedda" cioè l'apposita forma bucherellata dove è contenuta la ricotta, lasciata sgocciolare diventa ricotta e consumata per altre preparazioni.